Avete
mai visto la nebbia? Chi l'avrà vista sicuramente saprà quanto poco
ci si vede e quanti pericoli porta con sé: in terra, in mare, in
cielo. Immaginatevi un regno immerso nella nebbia per 365 giorni
l'anno, senza mai poter scorgere il cielo, senza poter distinguere un
albero da una casa!
Questo
luogo si chiamava Regno Senza Stelle, e in questo regno si ergeva, in
una grande distesa d'erba, un castello con mura alte e molte torrette
che dominavano il villaggio, lì viveva il Principe Corin.
Tutt'intorno c'erano piccole case sparse qua e là, in mezzo alla
nebbia ovviamente.
Il
grande tormento del Principe Corin e dei suoi sudditi era quello di
non poter vedere le incantevoli stelle nell'immenso blu della notte,
questo a causa della nebbia che impediva addirittura di capire in
certi momenti se era giorno oppure notte. Al Regno Senza Stelle
mancavano i sogni, quelli che tutti fanno quando alzano lo sguardo al
cielo, specialmente in una notte stellata. La malinconia era l'unico
sentimento che conoscevano e la nebbia li copriva come una coltre
soffocante.
Oltre
il Regno Senza Stelle, invece, c'erano distese di boschi, con
laghetti e paludi e zone oscure, e mano a mano che si saliva il
pendio della montagna si veniva abbagliati dall'imponenza del
Castello Perlaceo, dove viveva Re Fergus del Regno delle Stelle.
Era
davvero un luogo incantato, la posizione privilegiata sull'altura
della Montagna di Stelle aveva permesso loro di approfondire gli
studi del cielo e il Regno poteva vantare tra i propri sudditi i più
grandi astronomi viventi. Grazie al loro Telescopio delle Stelle, una
potentissima e sofisticata macchina frutto di un ingegnoso progetto
d'ingegneria stellare, potevano studiare i misteri dell'Universo
senza neppure muoversi dal castello. Un prodigio!
Il
Principe Corin e Re Fergus non andavano molto d'accordo, in realtà
il Principe Corin aveva provato a chiedere udienza a Re Fergus, ma
questi lo aveva sempre ignorato. Il Principe Corin avrebbe voluto
chiedere agli astronomi di corte un Telescopio delle Stelle da donare
ai suoi sudditi che mai ne avevano vista neppure una, ma Re Fergus
era geloso del suo tesoro e non ne voleva sapere di condividere il
sapere del suo regno con nessuno.
Gli
abitanti del Regno Senza Stelle desideravano immensamente quel magico
e glorioso oggetto che avrebbe donato loro quelle piccole fiamme che
punteggiano timidamente il cielo, e il Principe Corin era deciso a
realizzare il sogno del popolo , che era anche il suo sogno.
Il
piano di Principe Corin era semplice, voleva evitare conflitti e
guerriglie, quindi aveva progettato un furto.
Sarebbe
partito con una scorta di sette uomini a cavallo, sarebbe entrato
furtivamente nel Castello Perlaceo, approfittando dei sonnellini
delle guardie di corte durante il turno di notte, con due dei suoi
uomini, avrebbe raggiunto l'osservatorio astronomico dove il
Telescopio delle Stelle veniva custodito e se ne sarebbe appropriato
fuggendo a gambe levate prima che chiunque al castello se ne
accorgesse. Semplice, vero?
In
realtà, non fu così semplice: per raggiungere la Montagna delle
Stelle il Principe Corin e la sua scorta dovettero affrontare le
paludi malsane e le zone infestate dai rettili che c'erano in mezzo,
rischiando la vita più volte. Dopo giorni e giorni di pericoli
scampati, giunsero di fronte alle alte mura pietrose che proteggevano
il Palazzo Perlaceo. Le maestose Torri erano piene di sentinelle
pronte a dare l'allarme per qualsiasi piccolo movimento sospetto, il
Principe Corin lanciò uno sguardo d'intesa a due dei suoi:
“Uomini,
è ora d'agire!”
Scelsero
il punto meno esposto e come dei gatti, Corin e altri due, iniziarono
la scalata delle mura. Riuscirono a introdursi nell'ampio cortile del
Castello, fino ad arrivare ad una delle finestre del piano terra che
riuscirono a forzare.
Davanti
a loro si aprì un lunghissimo corridoio, alle pareti c'erano decine
e decine di ritratti d'epoca a testimonianza della gloriosa storia
della casata reale dei Fergus. Come delle ombre, Corin e i suoi, si
muovevano senza far rumore, di piano in piano, fino a raggiungere la
cupola dell'osservatorio.
Prima
di entrare Corin prese un profondo respiro, tensione ed emozione
mescolate insieme non dovevano togliergli la lucidità dell'azione o
sarebbe stata la fine per tutti.
La
stanza circolare era buia, vuota, se non fosse stato per il cielo
rischiarato dalla luce della Luna non si sarebbe potuto notare il
piedistallo al centro dove era sistemato lo splendido Telescopio
delle Stelle. Era di un colore blu intenso come la notte con delle
bordature d'oro puro. Rimasero alcuni secondi ad ammirarlo e poi
passarono alla seconda parte del piano. Lo smontarono in tre pezzi e
lo sistemarono nei tre sacchi, facendo attenzione a non danneggiarlo.
Uscirono
dall'osservatorio, la porta emise un cigolio inquietante, e ripresero
la strada dell'uscita. Il silenzio del luogo era rotto di tanto in
tanto dal russare regale di Re Fergus, cosa che li rassicurò.
Riuscirono
a raggiungere la finestra da cui erano entrati e si sentivano già al
sicuro, però... le cose vanno sempre come meno ce l'aspettiamo,
infatti in pochi istanti il piano perfetto andò in fumo!
Una
guardia un po' troppo scrupolosa, durante il suo giro d'ispezione
decise di spingersi fino a quella finestra in fondo al grande
corridoio e vide tre figure che stavano sgattaiolando fuori con tre
grossi sacchi sulle spalle. Il soldato li guardò esterrefatto, ma si
riprese subito per dare l'allarme e svegliare tutto il castello.
"Intrusi al Castello! Ladri, ala Est, piano terra!"
Corin
e la sua scorta misero le ali ai piedi, raggiunsero i loro cavalli e
galopparono a più non posso verso il Regno Senza Stelle, seminando i
tremendi arcieri di Re Fergus che scagliavano le loro taglienti
frecce per colpirli senza pietà.
La
fuga attraverso le paludi e i boschi fu ancora più dura di quel che
si sarebbero aspettati, arrivarono al Palazzo Reale malridotti ed
esausti, soldati e cavalli.
Il
Principe Corin non perse tempo, ordinò che il vecchio Tolomeo fosse
chiamato subito, anche se era notte fonda, doveva assolutamente
iniziare lo studio del Telescopio, non c'era tempo da perdere.
Il
vecchio Tolomeo era lo studioso più rispettato del Regno,
un'eminenza in campo scientifico, viveva come un eremita immerso
nello studio dei testi antichi giorno e notte. Si stupì di questa
convocazione, tanto che sbarrò gli occhi e ammutolì quando scoprì
il motivo di tanta fretta.
Il
Principe Corin ordinò che il Telescopio fosse rimontato sotto gli
occhi del vecchio Tolomeo, che ad occhi sbarrati vedendo il genio di
una macchina così magnifica iniziò a tremare per l'emozione:
“Vedi,
vecchio Tolomeo, questo è il Telescopio delle Stelle, come tu
stesso hai già capito, sottratto al Regno delle Stelle con grande
rischio, superando ostacoli difficili da descrivere... Finalmente
ora potrai studiarlo da vicino, riportare i tuoi studi al progetto
originale e da lì costruirne uno soltanto per noi!”
“Sì,
mio Sovrano, per fare questo abbiamo bisogno di spostarci nel luogo
che tu sai. Tutto è pronto.”
Il
Telescopio delle Stelle venne trasportato immediatamente sulla
sommità di una grandissima piramide a gradoni costruita proprio al
centro del villaggio. Issarono l'oggetto prezioso al settimo
gradone, con grandi sforzi visto la delicatezza dell'operazione,
dove c'era una piattaforma quadrata e fissarono il Telescopio al suo
supporto. Lo posizionarono perfettamente al centro, e con bramosia
il vecchio Tolomeo avvicinò i suoi occhi malandati alla
potentissima lente per immergersi in uno spettacolo che gli tolse il
respiro.
Nel
blu della notte si resero evidenti milioni di puntini luminosi:
“Ecco
l'Orsa Maggiore! E quella è Cassiopea!”
Il
suo cuore si colmò di gioia e poi lasciò finalmente il posto al
Principe Corin che riuscì solamente a dire:
“Sono
stupende!”
Si
prese qualche minuto per contemplare la volta celeste, poi si
ridestò e ordinò con voce tranquilla:
“Su,
vecchio Tolomeo, al lavoro! Dovrai costruirne uno identico! Lo
affido a te e quando tutto sarà pronto, riporteremo l'originale ai
legittimi proprietari...”
Il
vecchio Tolomeo, fece un inchino al suo Principe, e si mise subito
al lavoro.
Nel
Regno delle Stelle, intanto, la tensione era evidente. Re Fergus
aveva decretato lo stato d'allarme e ora cercava impavidi cavalieri
che partissero in missione per recuperare quanto impunemente tolto.
Aveva
radunato i cavalieri più forti e coraggiosi del regno:
“Cavalieri,
chi tra di voi si offre per la pericolosa missione in nome del Re?”
Nessuno
rispose. Qualcuno bisbigliava, ma nessuno si offrì.
“Io!”
Dal
fondo della stanza una voce femminile si fece sentire, forte e
chiara. Una figura esile, avvolta da una mantella nera, si fece
strada e si presentò davanti a Re Fergus:
“Chi
sei, nobile cavaliere?”
La
donna scostò il mantello per scoprire la sua identità:
“Zelda!
Figlia mia! Non vorrai certo andare tu!”
“Sì,
padre, recupererò io, in nome tuo, il nostro prezioso Telescopio!”
“Tesoro,
è pericoloso, non posso lasciarti partire!”
“Padre,
sono io l'unica che può farlo, sono la migliore con l'arco tra
tutti i tuoi soldati, e il coraggio non mi manca di certo!”
Re
Fergus fu obbligato ad ammettere con sé stesso le notevoli capacità
d'arciere della figlia, e la sua indole coraggiosa era nota a tutti
nel regno:
“Va
bene, Zelda, figlia mia... acconsento alla tua missione. Che il
cielo ti benedica!”
La
Principessa Zelda si occupò personalmente di tutti i preparativi per
la partenza e all'ora stabilita lasciò il Castello Perlaceo.
Era
particolarmente fredda quella notte, il vento forte ostacolava la sua
cavalcata, come se cercasse di tenerla lontana dal palazzo del
Principe Corin, ma ci voleva ben altro per farle cambiare idea!
Corse
più veloce del vento, superando le paludi e i boschi come se nulla
fosse, fermandosi soltanto un paio di volte per riposarsi e mangiare
qualcosa. Due notti dopo la sua partenza era giunta a destinazione:
scese da cavallo, lo legò ad un albero in un boschetto vicino al
palazzo, ma al riparo dagli sguardi nemici.
Si
arrampicò senza fatica sulle mura del palazzo, era molto agile e
vigile, riuscendo a penetrare con un balzo dal davanzale in una delle
stanze del palazzo.
Le
guardie erano piuttosto attive, un viavai continuo, si mosse
silenziosa e cauta, finché....
“Ah!!!”
Quando
riprese i sensi si ritrovò in un luogo tetro, umido e lercio, non
c'era neppure uno spiraglio di luce ed era sola.
Non
c'era nessuno da poter chiamare, era lontano da casa, in terra
nemica e quella era la prigione del palazzo reale, evidentemente.
“Hey,
c'è nessuno? Liberatemi! Mascalzoni, brutti stupidi incapaci! Non
avete il minimo rispetto per una Principessa del mio rango!”
“Sssssssht!!”
“Chi
è là?”
Dall'oscurità
spiccarono due occhi verdi splendenti che fissavano Zelda in un modo
gentile, ammirato.
“Ah!
Sei tu, Principe Corin!”
Zelda
era indignata e non lo nascondeva di certo.
“Devi
essere una ragazza molto testarda, Principessa Zelda, per aver
convinto Re Fergus a lasciarti partire in missione e per di più da
sola!”
Corin
sospirò, si sedette accanto a lei e continuò:
“Sei
stata molto brava e coraggiosa, sei riuscita a intrufolarti nel mio
palazzo e non è da tutti...”
Corin
la guardava con rispetto.
“Ridammi
immediatamente il mio Telescopio e lasciami andare, Principe dei
miei stivali che non sei altro!”
Zelda
era furiosa, ma come si permetteva di trattarla così, quel ladro
farabutto?
“Devi
sapere Zelda che noi vi abbiamo soltanto preso in prestito il
Telescopio, non era nostra intenzione rubarlo, vogliamo farcene uno
nostro per poter osservare le stelle, tutto qui. Ve l'avremmo
indubbiamente riconsegnato anche se tu non fossi venuta fino a qui”,
chiarì Corin.
“Non
è vero! Siete solamente dei ladri indegni, senza alcuno scrupolo!”,
gridò la Principessa rincarando la dose degli insulti.
Il
Principe Corin, però, le fece notare che erano anni che chiedeva
udienza al Re Fergus senza che lui lo degnasse neppure di una
risposta, e che l'unico suo desiderio era quello di donare al suo
Regno Senza Stelle, immerso perennemente nella nebbia, la
possibilità di conoscere le stelle grazie al portentoso Telescopio
delle Stelle.
Zelda
si calmò, si mise a riflettere e constatò che Corin stava dicendo
la verità, quel cocciuto di suo padre poteva essere esasperante
quando ci si metteva!
“Facciamo
un patto, Principessa Zelda?”, chiese Corin con voce dolce.
“Cosa
intendi per patto?”, chiese a sua volta Zelda alquanto sospettosa.
“Semplice:
tu ci lasci il Telescopio ancora per cinque giorni, così il vecchio
Tolomeo potrà costruirne uno uguale, io ti libero ora e ti
riconsegnerò il Telescopio al Castello... di persona. Che ne dici?”
Zelda
non ci pensò su troppo:
“Sì,
può funzionare!”
Corin
la liberò subito e Zelda poté ritornare nel suo regno con a fianco
una piccola scorta di soldati del Regno Senza Stelle, affinché il
Principe Corin fosse sicuro che la Principessa non corresse
ulteriori rischi.
I
giorni passarono e il vecchio Tolomeo, indaffarato e concentrato, si
apprestava a compiere la sua ambiziosa opera.
Il
Principe Corin lo raggiunse nel suo laboratorio astronomico:
“Vecchio
Tolomeo, avrai per sempre la mia riconoscenza e quella di tutti gli
abitanti del regno!”
Lui
non seppe cosa dire, ma si vedeva che era commosso. Il suo sogno di
osservare le stelle si era realizzato e niente lo avrebbe reso più
felice.
Il
Principe Corin e la sua scorta ripercorsero i sentieri paludosi e
attraversarono i boschi per raggiungere ancora una volta il Castello
Perlaceo, e con sé avevano il Telescopio delle Stelle.
Arrivarono
davanti alle mura della città, avanzando lentamente. Gli arcieri
del regno erano pronti a scagliare i loro dardi, ma quando capirono
la situazione e videro il Telescopio delle Stelle si fermarono.
La
delegazione procedette cautamente entrando in città, davanti a loro
c'era un'immensa spianata e nel mezzo di questa Re Fergus con al suo
fianco la figlia Zelda che li attendevano impazienti.
Il
cielo era rosso fuoco, come se da un momento all'altro potesse
esplodere.
Il
Principe Corin scese da cavallo, con un gesto ordinò ai suoi uomini
di trasportare il carico fin davanti al sovrano, mentre lui avanzava
lentamente.
Quando
fu loro dinnanzi disse:
“Re
Fergus, ti porgo le mie scuse per i miei modi poco ortodossi, ma ora
sono pronto a pagare per il mio gesto azzardato e ti consegno come
promesso il tuo Telescopio delle Stelle.”
Re
Fergus fu molto colpito dal tono di Corin, l'umiltà espressa nelle
sue parole ammorbidirono la sua indignazione per il torto subito.
Detto
questo Corin si rivolse a sua figlia:
“Principessa
Zelda, so che siamo sempre stati rivali e che per le nostre colpe
reciproche abbiamo entrambi sofferto, ma sono qui oggi anche per
farti una richiesta importante... Zelda, mi vuoi sposare?”
Gli
occhi della Principessa si illuminarono di gioia, rifletté un
attimo e con il cuore gonfio di amore rispose semplicemente:
“Sì,
lo voglio!”
Una
lacrima di sollievo cadde dagli occhi di Corin e Zelda, si
abbracciarono e si scambiarono un bacio così dolce e tenero che Re
Fergus non poté che addolcirsi e arrendersi all'evidenza:
“Bene!
Le nozze si compiranno tra due giorni!”
E
così fu. Tutto il Regno delle Stelle si mise al lavoro per
organizzare il più bel matrimonio di tutti i tempi.
Il
Regno Senza Stelle e il Regno delle Stelle si unirono sotto un unico
cielo e sotto le stesse Stelle.
La
malinconia che aveva sempre dimorato nel regno del Principe Corin
lasciò il posto alla gioia e, come per magia, la nebbia si diradò
piano piano, fino a scomparire del tutto!
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