Mi chiamo Alessia e il mio racconto parla di due amiche, Sara e Mary, che devono andare in Scozia per una vacanza, ma... succederà qualcosa di strano e... lo scoprirete solo leggendolo!
Mary
e Sara erano amiche per la pelle, fin da bambine, anche se erano
davvero una all'opposto dell'altra, sia per aspetto fisico che per
personalità e carattere.
Avevano,
però, lo stesso sogno: vivere e lavorare insieme.
Quell'anno
avevano appena dato gli esami di maturità e visto che lo avevano
superato a pieni voti si erano guadagnate un bel regalo da parte dei
loro genitori: un viaggio!
Erano
piuttosto indecise sulla meta, Mary preferiva i luoghi esotici (anche
se non aveva mai preso un aereo e l'idea di doversi spostare in quel
modo le metteva un po' di angoscia), invece Sara amava visitare le
capitali del mondo dove c'era sempre movimento e molte cose da
vedere. Sara era solita viaggiare parecchio, i suoi genitori
l'avevano portata con loro fin da piccola e questo le aveva permesso
di sentirsi ovunque come a casa propria.
Per
Mary era un bel sollievo sapere che Sara era un tipo sveglio e
pratico, lei aveva sempre la testa tra le nuvole e si sentiva sempre
un po' goffa e impacciata ogni volta che doveva affrontare una
situazione nuova.
Dopo
parecchie ore di chiacchiere e di idee scartate, le due amiche
presero la loro decisione:
“Mamma,
papà... andremo in Scozia!”
Sara
ci era stata quando era troppo piccola per ricordarsela e Mary,
ovviamente, l'aveva vista solo in fotografia quindi era un posto
nuovo per entrambe.
“Ottima
scelta, ragazze! Vedrete le highlands, i laghi, i fiumi, le isole,
la capitale Edimburgo... e se siete fortunate, in un castello o
nell'altro incontrerete anche i fantasmi!”
Sara
fece un salto dalla gioia, Mary sgranò gli occhi sperando tanto che
il padre di Sara stesse scherzando.
I
preparativi furono molto veloci, tutto fu pronto in pochi giorni
grazie alla capacità organizzativa dei genitori di Sara, e dopo le
raccomandazioni del caso e un abbraccio forte i genitori di Mary
lasciarono andare loro figlia e l'amica all'avventura.
Non
senza un po' di preoccupazione, ovviamente.
“Andrà
tutto bene, signori Stefanelli”, li rassicurò Sara ed era così
positiva e serena che quasi li convinse.
Mary
la guardò fiduciosa, ma il pensiero di dover salire su quell'aereo
le faceva tremare le gambe.
“Dai,
sistemati bene, mettiti comoda e rilassati!”, le disse Sara una
volta raggiunti i loro posti a bordo.
“Sì,
è una parola! E se cadiamo giù?2, rispose Mary bianca come un
cadavere.
“Ma
figurati! Ho volato centinaia di volte e non è mai successo
niente!”
“Se
ne sentono tante di catastrofi aeree, però... potrebbe capitare
anche a noi...”, disse Mary a denti stretti.
“Bé,
in effetti... è successo anche poche settimane fa sulla tratta
Londra- Glasgow...”
L'uomo
che stava di fianco a loro si era introdotto nel discorso delle due
amiche, entrambe pensarono che era piuttosto maleducato da parte di
un estraneo impicciarsi in una conversazione privata, specialmente
per dire una cosa così orribile.
“Grazie
mille, se se lo teneva per sé era meglio!”, sbottò Sara.
Mary
le diede una gomitata, non perché avesse torto, ma non le sembrava
il caso di iniziare una litigata proprio in quel momento.
L'uomo
sorrise in segno di scuse.
“Sì,
forse avete ragione, ad ogni modo io mi chiamo Marco”, tese loro
la mano, ma nessuna delle due la strinse. Lui sorrise di nuovo e
aprì il suo giornale.
A
quel punto Mary si dimenticò di tutto, stavano per decollare.
“Non
è andata mica male, vero?”, chiese Sara alla sua compagna di
viaggio mentre l'aereo si stava bloccando sulla pista d'atterraggio
di Londra.
“No,
non male... anzi, mi è anche piaciuto, lo ammetto!”
Finalmente
Mary sorrideva.
“Bene,
mantieni il sorriso amica mia perché tra poco dobbiamo imbarcarci
su quello diretto a Edimburgo...”
Mary
se l'era dimenticato che c'era un cambio, ne avrebbe fatto
volentieri a meno, ma non poteva certo fermarsi a Londra.
Si
alzarono dai loro posti, quel certo Marco le fece passare per prima
e loro evitarono di dire grazie e anche arrivederci.
Appena
messo piede nella sala d'aspetto il tipo si attaccò al cellulare:
“Logan,
I just landed...2
Le
ragazze lo superarono e se lo scordarono subito.
Erano
decollati da un'ora circa, diretti a Edimburgo dove sarebbe iniziata
davvero la loro vacanza, Sara stava facendo parole incrociate, mentre
Mary stava sonnecchiando quando ad un tratto l'aereo cominciò a
vibrare.
Sara
alzò lo sguardo e cercò quello della hostess. Anche lei sembrava
aver sentito... anzi, sembrava preoccupata.
Attese
qualche secondo, la vibrazione stava aumentando.
Anche
Mary a questo punto spalancò gli occhi e li puntò su Sara che per
quanto facesse non riusciva a nascondere l'espressione tesa.
“Cosa
sta succedendo?”, le chiese Mary con un filo di voce.
“Non
lo so, ma le hostess sono sparite...”
“Come
sparite?”
“Staranno
parlando col pilota per poi darci una spiegazione plausibile...”,
azzardò una spiegazione Sara, senza troppa convinzione.
A
quel punto l'aereo iniziò a perdere colpi, come se fosse sbattuto
da una parte all'altra da una mano gigantesca.
Il
panico ebbe la meglio, tutti i passeggeri iniziarono a urlare e le
hostess cercavano di gridare ancora più forte:
“Mettetevi
il paracadute che trovate sotto il sedile!”
Pochi
le sentirono, ma Mary e Sara non se lo fecero dire due volte.
Indossarono il paracadute e, chissà perché, forse per il panico,
entrambe si misero lo zainetto sulle spalle.
Intanto
l'aereo aveva iniziato a perdere quota. Le hostess urlarono:
“Portatevi
accanto all'uscita in coda!”
Tutti
cercarono di farlo, ma non tutti ci stavano riuscendo. Ad un certo
punto lo sportellone si aprì e le hostess aiutarono uno ad uno i
passeggeri a infilarsi il paracadute e a buttarsi.
“Tirate
la corda appena siete fuori!”
Mary
e Sara si guardarono atterrite, si accertarono di avere addosso il
paracadute e la cordicella in mano, e si lanciarono nel vuoto.
Tirarono
la cordicella nonostante l'impatto d'aria fosse stato tremendo e
quando capirono che il loro paracadute si era aperto persero i
sensi.
Si
risvegliarono sospese tra i rami di un enorme faggio, doloranti e
stordite, e impigliate tra le corde del paracadute.
“Mary,
Mary rispondimi!”
“Sì,
ci sono... siamo ancora vive?”
“Credo
di sì...”
Si
guardarono attorno e videro un'enorme distesa di faggi, dall'alto.
“Dobbiamo
scendere da qui... ce la fai?”, chiese Sara mentre stava
armeggiando per liberarsi dagli intralci.
“Credo
di avere un braccio rotto, oltre ad un sacco di botte ovunque...”,
rispose Mary piagnucolando.
“Accidenti!
Aspetta che vengo ad aiutarti...”
“Tu
stai bene?”
“Sì,
mi sento frullata pure io, ma non ho niente di rotto.”
Mary
ne fu sollevata, bastava lei a star male, in una situazione del
genere era un miracolo sapersi vive.
In
qualche modo riuscirono a scendere dal faggio, a sdraiarsi a terra e
a cercare di capire come muoversi e cosa fare.
Non
avevano idea di che fine avesse fatto l'aereo, il cielo era sgombro
da fumo o da altro e non c'erano altri rumori se non quelli della
natura. Era pomeriggio inoltrato, non avevano le forze per muoversi
così Sara cercò di sistemare Mary in una posizione comoda e si
diede da fare per preparare un giaciglio per la notte.
Non
fu una notte serena, non serve dirlo, ma servì almeno per
recuperare un po' le forze.
Appena
sveglie recuperarono gli snacks che avevano negli zainetti e i
succhi di frutta e fecero colazione.
“Forza
mettiamoci in marcia, dobbiamo ritornare alla civiltà!”, disse
Sara piena d'energia.
“Ok,
capo!”, rispose Mary grata all'amica per essere così coraggiosa e
forte.
Si
misero in cammino e arrivarono dopo circa un'ora sulle sponde di un
lago. C'era una barca ormeggiata in un piccolo molo, ma non c'era
nessuno lì attorno. Sentirono un motore avvicinarsi e videro una
jeep diretta proprio verso di loro. Per un attimo credettero che
stesse per travolgerle, ma la jeep frenò a pochi metri e tra la
polvere scese un tipo. Le ragazze si strinsero l'una all'altra, non
aveva un bell'aspetto quell'uomo, le fissava in modo strano:
“Give
me your bags! (Datemi i vostri zaini!)”, ordinò con voce roca.
“Non
ci pensiamo nemmeno!”, rispose subito Sara, ma quello anziché
fermarsi si avventò su di loro, le spinse a terra e si prese
entrambi gli zaini buttandoli sul sedile del passeggero, poi le
guardò torvo e risalì in auto e sgommò via.
Le
ragazze erano senza parole.
“Ma
chi cavolo era quello?”
Neanche
finito di formulare la domanda sentirono una sirena e subito dopo
videro un'auto della polizia che le stava raggiungendo. Frenò a
pochi metri da loro, e loro indietreggiarono.
“Tutto
bene ragazze?”, il poliziotto parlava italiano e aveva una faccia
preoccupata.
“Sì,
ci potete aiutare?”, chiese cautamente Mary.
“Certo!
Sono molte ore che vi stiamo cercando, mancavate solo voi
all'appello...”
“Vuol
dire che gli altri passeggeri sono sopravvissuti?”
“Sì,
un vero miracolo... ma chi era quel tipo che si è fermato prima
qui? Cosa voleva da voi? Una nostra volante lo sta aspettando sulla
statale, lo prenderanno sicuramente...”
“Ci
ha rubato gli zaini!”, urlò Sara al culmine della rabbia, ora che
poteva smettere di preoccupasi per le loro sorti poteva almeno
arrabbiarsi!
“Ok,
ora vi portiamo in ospedale per controllare che tutto sia a
posto...”
“No,
non è tutto a posto, il mio braccio si deve essere rotto...”,
fece notare Mary.
“Va
bene, si prenderanno cura di voi, non vi agitate, è tutto finito.”
Sara
e Mary non erano più agitate, erano solo stanche e avevano una gran
voglia di tornare a casa. La loro vacanza finiva lì, poco ma
sicuro.
Mentre
erano in pronto soccorso e un'infermiera stava ingessando il braccio
di Mary, l'agente che le aveva soccorse volle parlare con loro:
“Conoscete
per caso un certo Marco?”
Le
due amiche aggrottarono la fronte e risposero insieme:
“Il
cretino che c'era in aereo!”
L'agente
ridacchiò:
“Bene,
quel tipo vi ha messo un pacchetto con della refurtiva preziosa
dentro agli zaini e quello che ve li ha rubati è stato spedito da
lui per riprendersi il malloppo.”
“Davvero?
E come ha fatto?”
Ci
fu una lunga discussione attorno ai fatti accaduti che le tenne su
di morale, l'avventura incredibile che avevano avuto aveva lati
ancora più incredibili di quanto potessero immaginarsi.
Mentre
stavano parlottando tra loro sentirono delle voci famigliari...
“Grazie
al cielo siete sane e salve!”
I
loro genitori, sollevati e commossi, erano volati fino a Edimburgo
per ritrovarle attraversando ore di terrore e smarrimento.
“Tutto
bene, papy... ho messo a frutto quello che mi hai insegnato tu e ce
la siamo cavata!”, disse Sara raggiante.
“La
prossima vacanza, però”, aggiunse Mary, “la facciamo in treno!”
E
tra le risate generali la mamma di Mary sospirò:
“Tutto
è bene ciò che finisce bene”, e diede un bacio sulla fronte alla
sua bambina.