Jack
aveva trascorso tutto il pomeriggio sulla casetta sull'albero che
aveva costruito assieme ai suoi amici Samuele e Cristian, si erano
divertiti molto e avevano fatto un po' tardi.
Si
aspettava di sentire i rimproveri di sua madre, ma appena mise piede
in casa lei gli disse:
“Finalmente
sei arrivato! Ho una bella notizia da darti!”
Doveva
essere proprio bella perché Elena, la sua mamma super-sportiva e
super-in-forma stava sorridendo felice.
“Mi
vuoi comprare la bici nuova?”, disse per prenderla in giro, sapeva
bene che finché non portava a casa buoni voti la bicicletta nuova
restava solo un sogno.
“No,
non ancora”, e gli strizzò l'occhio, “ma se faccio una buona
arrampicata e vinco il primo premio allora una possibilità c'è!”
“Davvero?!”,
Jack non poteva credere alle sue orecchie.
“Bé,
non è semplicissima quella salita e poi ci sono concorrenti
fortissimi, ma mi sono impegnata molto in questi mesi e Luca dice
che posso farcela.”
“Se
lo dice il tuo allenatore allora una speranza c'è...”, scherzò
Jack, che pensava che sua madre fosse la donna più spericolata del
mondo.
Ogni
volta che lo portava con sé agli allenamenti a Jack mancava il
respiro, lui soffriva di vertigini e preferiva il traghetto di suo
padre alle pareti rocciose che era solita scalare sua mamma.
“Lo
dico anche a papà di venire?”, chiese sottovoce Jack, sapeva che
non era una buona idea, suo padre era uscito di casa mesi prima dopo
una litigata e ormai viveva nella casa sul lago, vicino al suo amato
traghetto.
“No,
non serve, è una cosa nostra, ho bisogno solo del tuo tifo per
vincere”, rispose Elena, cercando di sorridere.
“Forza,
mangiamo qualcosa e poi subito a letto che domani è una giornata
importante!”
Jack
mangiò poco quella sera, già si stava preoccupando per quello che
il giorno dopo sua madre avrebbe dovuto affrontare.
Jack
stava fissando la parete da oltre mezz'ora, come se ci stesse
parlando, voleva convincerla ad aiutare sua madre nell'arrampicata.
“Sono
pronta, tra poco si va!”, disse Elena comparendogli a fianco,
“Tutto bene, tesoro?”
No,
decisamente no, pensò Jack, ma non poteva mica dirglielo altrimenti
le avrebbe rovinato la concentrazione, quindi rispose:
“Tutto
ok, mamma... in bocca al lupo!”, e l'abbracciò.
“Non
preoccuparti, andrà tutto bene”, disse lei ricambiando
l'abbraccio, “grazie per essere qui”, aggiunse ben sapendo
quanto suo figlio si preoccupava per lei.
“Stai
attenta”, le raccomandò Jack.
Elena
gli strizzò l'occhio e si mise in posizione di partenza.
La
scalata era molto impegnativa e molto alta, come aveva previsto sua
mamma i suoi antagonisti erano molto in gamba, ma lei se la stava
cavando benissimo.
Jack
era molto orgoglioso di lei, voleva però che la gara finisse presto
così da ricominciare a respirare tranquillamente.
Stava
pensando proprio a questo quando vide che sua madre stava perdendo
l'aderenza alla roccia con il piede destro. Successe tutto in pochi
istanti: il piede scivolò, lei si aggrappò con la mano destra ad un
piccolo sperone di roccia, ma anche l'altro piede perse il contatto
con la parete e Elena precipitò di qualche metro nonostante le corde
a cui era legata.
Jack
si sentì svenire, non riusciva a muoversi dalla paura.
I
soccorsi furono rapidi a intervenire, Jack salì sull'ambulanza dove
la barella con la sua mamma era stata caricata e sfrecciarono con le
sirene spiegate fino all'ospedale più vicino.
Quando
suo padre arrivò Jack gli si buttò al collo piangendo a dirotto,
dovevano averlo avvertito i dottori che lui era lì ed era felice di
avere il suo papà accanto mentre ancora Elena era in sala
operatoria.
Dopo
un paio d'ore il chirurgo andò in sala d'aspetto a parlare con Jack
e Giovanni:
“La
signora è fuori pericolo”, disse con un mezzo sorriso, “ha
qualche costola rotta e anche il femore, la commozione cerebrale è
stata risolta... tra qualche giorno vedrete che si rimetterà in
piedi.”
Giovanni
abbracciò sollevato suo figlio, ringraziò il dottore e aspettarono
che Elena fosse portata nella stanza a riposare.
“Le
ho detto mille volte di smettere con le arrampicate”, disse
Giovanni più a se stesso che al figlio.
“Forse
adesso smetterà”, rispose Jack, e lo sperava davvero.
Come
aveva predetto il dottore, Elena dopo un paio di settimane di
ospedale era pronta per ritornare a casa.
Giovanni
aveva portato Jack ogni giorno a trovare la sua mamma, e nel
frattempo lui e sua moglie avevano ricominciato a parlarsi.
Questo
metteva Jack decisamente di buon umore.
Sembrava
che fosse ritornata la pace tra di loro, anche se Giovanni non era
ancora rientrato a casa.
Passarono
i mesi e Elena grazie alla fisioterapia era di nuovo in grado di
camminare e poi di correre e poi... di arrampicarsi.
“Mamma,
non farlo!”, protestò Jack, “Non ti è bastato quello che ti è
successo?”
“Jack,
è stato un incidente, può succedere a tutti, ma questo non
significa che ci si debba arrendere!”, rispose Elena cercando di
farlo ragionare, ma lo shock di quel giorno aveva segnato
profondamente suo figlio, che non voleva saperne di ascoltarla.
“Tu
vuoi solo farmi stare male!”, le urlò infuriato.
“Jack
aspetta...”, Elena cercò di fermarlo, ma lui sfrecciò fuori e
corse a più non posso al traghetto sul lago, dove sapeva che
avrebbe trovato suo padre.
Nonostante
il parere contrario di figlio e dell'ex-marito, Elena ricominciò ad
allenarsi con impegno e costanza. Migliorò in fretta le sue
condizioni fisiche tanto da sentirsi bene come prima dell'incidente.
“Tra
una settimana ci sarà una gara di arrampicata, penso di
parteciparci”, disse Elena una sera a cena.
“Fa'
come vuoi”, rispose Jack, “ma questa volta io non ci sarò!”
Elena
non cercò di convincerlo, capiva le ragioni del figlio, ma era
sicura di quello che stava facendo.
Arrivò
il giorno della gara, Elena era da sola davanti alla parete. Era
triste perché avrebbe voluto che Jack capisse le sue motivazioni, ma
quella prova doveva farla per provarsi che non bastava uno stupido
incidente, né una sconfitta, per farla mollare.
La
gara iniziò e lei si dimenticò di tutto per concentrarsi sui suoi
movimenti e sulla parete rocciosa che doveva scalare.
Giovanni
ordinò al figlio di scendere dalla macchina, Jack era stanco di
protestare, con suo padre non vinceva mai. Scese e lo seguì
strisciando i piedi.
Arrivarono
ai piedi della parete quando la gara era quasi terminata, Elena non
sarebbe stata la prima ad arrivare in cima, ma la seconda.
Giovanni
alzò il viso di Jack per far sì che guardasse la madre che
raggiungeva la vetta.
Jack
rimase senza parole: sua madre ce l'aveva fatta!
Si
misero ad urlare “Evviva!” abbracciandosi, e urlarono così forte
che anche Elena da lassù li sentì.
Stanca,
ma felicissima agitò la mano per salutarli e loro ricambiarono
urlando ancora più forte.
“E'
una campionessa”, disse Giovanni.
“Sì,
la più grande di tutte!”, rispose Jack.
Quando
li raggiunse, Elena li abbracciò tutti e due insieme:
“Grazie
per essere stati qui a fare il tifo per me...”, aveva le lacrime
agli occhi, “l'ho fatto per voi, per ringraziarvi di essere stati
con me per tutto questo brutto periodo di guarigione.”
“Sei
stata bravissima mamma!”, disse Jack commosso.
“Volevo
solo farti capire, tesoro, che anche se a volte succede qualcosa di
brutto non bisogna mai rinunciare a combattere per le cose che vuoi.
Anche se non sempre si può vincere è bello provarci, perché la
vita è piena di buone cose che aspettano soltanto di essere colte
da noi.”
“La
mamma ha ragione”, s'intromise Giovanni, “purtroppo l'ho capito
solo ora, ma spero che ci sia per noi ancora un'occasione.”
Jack
li guardò felice, ora la sua famiglia era di nuovo unita e più
forte di prima.
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